A beautiful mind – 09.01.04
venerdì 09 Gennaio 2004, 19:30
Filed under: Cinemapiù 21,Video

di Ron Howard
con Russell Crowe, Jennifer Connelly, Ed Harris, Paul Bettany, Christopher Plummer
USA 2001 129’

«È un uomo molto riservato ed è un genio. La prima volta che l’ho incontrato, non sono riuscito a non pensare per tutto il tempo che era l’uomo che aveva scoperto qualcosa che era sotto gli occhi di tutti per centinaia di anni ma che solo lui è riuscito a vedere così chiaramente»: chi parla è Russell Crowe, l’attore che l’altr’anno ha vinto un Oscar per Il gladiatore. L’uomo di cui Crowe parla è John Nash, matematico Premio Nobel, la cui vita è raccontata da A Beautiful Mind. Dopo aver messo a punto, appena laureato, dei nuovi modelli matematici destinati a trovare innovative applicazioni in molteplici campi (dall’economia alle teorie quantistiche), l’uomo matura in meno di un decennio i segni sconvolgenti di una profonda schizofrenia destinata a cambiare radicalmente i connotati della sua vita. Il film di Ron Howard racconta questa inesorabile discesa nella follia con un intreccio da thriller che il regista ha pregato tutti i giornalisti del mondo di non svelare. Ma che fornisce al tradizionale biopic hollywoodiano un’armatura singolare. (…) Che cos’é, in fondo, il genio? È intravedere forme e significati in un contesto avverso, caotico, minaccioso. Ma il disordine con il quale ha a che fare John Nash, non é solo quello provocato dal controspionaggio sovietico. La malattia lo porterà inesorabilmente a perdere il suo ruolo accademico e a mettere a repentaglio la famiglia. Solo una lunga e drammatica colluttazione con le creazioni della sua mente, lo porterà in tarda età a ritrovare un equilibrio. Da questo punto di vista Howard, che da Fuoco assassino ad Apollo 13 ha dimostrato di saper miscelare melò e azione come una volta riuscivano a fare i registi americani degli anni quaranta, costruisce nel tradizionale melodramma hollywoodiano delle tensioni angosciose, quasi estranianti, in cui la potenza dell’intelligenza diventa la fonte di un’allucinazione costante, di uno sguardo perennemente diviso tra purezza e persecuzione, amore e terrore. Gli ambienti di Princeton, nella cristallina fotografia di Roger Deakins, il direttore della fotografia al quale si devono molte straordinarie immagini dei film dei fratelli Coen, possiedono l’aura claustrale di un età fantastica, un medioevo irreale che cozza contro la nevrosi dell’America della guerra fredda, nella quale precipita a spirale la psicosi del protagonista. (…) Russel Crowe è uno spettatore attonito dei guasti del proprio genio e della vulnerabilità della propria identità, Jennifer Connelly, l’attrice che esordì con Leone in C’era una volta in America, restituisce anche con maggior incanto l’idea del sacrificio che una persona amata può imporre alla nostra vita. Invece di essere il simbolo di un’ambizione meravigliosamente realizzata grazie a determinazione e energia individuale (l’ideologia più diffusa in tutto il cinema americano) lasciano allo spettatore del film la sensazione di una infinita rassegnazione. Paura, amore illimitato, senso inaudito di sconfitta: per essere un film da Oscar, A Beautiful Mind lascia troppe volte lo spettatore sull’orlo di sentimenti aspri e abrasivi. Resi ancor più laceranti dal fatto che a dovervi fare i conti sia proprio un matematico di genio, costretto a fare la spola tra il mondo perfetto delle idee matematiche e quello ambiguo, misterioso e assurdo della propria vita.

Duel, Mario Sesti (1/2/2002)

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