The limits of control – venerdì 12 febbraio 2016 ore 20.45
USA 2009 116’
di: Jim Jarmusch
con: Hèctor Colomè, John Hurt, Paz de la Huerta, Marìa Isasi, Tilda Swinton, Bill Murray
httpv://www.youtube.com/watch?v=uKB7V86grMg
Un killer americano segue una serie di indizi improbabili per effettuare una misteriosa missione criminale. The Limits ha una struttura ridondante ben chiara: una serie di incontri bizzarri, delle anomalie (de Bankolè che prende due espressi in tazze separate in ogni bar), delle ricorrenze apparentemente marginali che poi convergono gradualmente (i fiammiferi, l’elicottero) e delle strizzate d’occhio (al killer di Ghost Dog, al treno o all’ossessione per il tabacco di Dead Man). Tra le apparizioni esplicitamente grottesche ci sono gli autoironici Tilda Swilton, John Hurt e Bill Murray. In una costruzione lenta e ripetitiva a restare nella mente sono soprattutto il montaggio di Jay Rabinowitz e la fotografia di una Spagna assolata di Cristopher Doyle. Ma lo spettatore che si lascia semplicemente trasportare dalle sensazioni è tutt’altro che superficiale: Jarmush ci fa viaggiare sui margini del controllo per riportarci al punto iniziale, le sensazioni appunto. Ma il controllo è anche quello di de Bankolè che mette in prospettiva il mondo cercando in ogni stranezza un indizio della sua missione, fino a rendersi conto che il suo viaggio non è che un punto di vista e che gli indizi si disperdono in assenza di un piano prestabilito. A esser messo in discussione è proprio il suo meticoloso sguardo: il voler cercare i segni di una strada già tracciata, di fronte a quelle che in realtà sono pure pulsioni: come la costantemente svestita Paz de la Huerta, le divagazioni filosofiche o cinematografiche dei personaggi e la musica andalusa. In quanto schematico ruolo di genere, puro riempimento di un posto in una struttura, de Bankolè viene persino riconosciuto dai bambini che in un villaggio gli domandano se è un “gangster americano”. Come interpretare allora il fatto che Jarmush usi una struttura narrativa talmente “controllata”? Perchè il film è sui limiti del controllo, limiti che non possono che esser messi in dubbio proprio dalla prospettiva. Dallo sguardo sul cinema dunque, dallo spettatore che osserva e che ne costruisce i margini. De Bankolè, silenzioso, inerte e riflessivo è allora un delegato dello spettatore stesso, con le sue aspettative e i suoi schemi concettuali. Uno spettatore che cerca indizi e sequenze narrative anche laddove non c’è niente da cercare, dove non c’è nessun significato. Ma solo della musica, della luce, dei colori e delle immagini.
Matteo Treleani
I buchi neri – venerdì 29 gennaio 2016 ore 20.45
Italia 1995 97’
di: Pappi Corsicato
con: Iaia Forte, Giovanni Grasso, Lorenzo Crespi, Cristina Donadio
httpv://www.youtube.com/watch?v=uVoWNE268hI
Ad Acerra (Napoli) il complicato amore tra una prostituta, a capo di alcune colleghe handicappate, e l’omosessuale Adamo. In bilico tra Pasolini e San Gennaro, tra mitologia greca e fantascienza degli anni ‘50, è una storia distorta dall’indifferenza preistorica dei personaggi e dalla purezza “ingenua” dei paesaggi riarsi di periferia squallida e delle canzoni-spazzatura, composte dallo stesso regista che ha curato anche le scene e i costumi. Uno dei rari film italiani fuori dal coro, visionario e diseguale, che può irritare o affascinare.
Il Morandini
Intervento divino – venerdì 22 gennaio 2016 ore 20.45
Intervention Divine – Yadon Ilaheyya Francia/Germania 2002 93’
di: Elia Suleiman
con: Elia Suleiman, Nayef Fahoum Daher, Manal Khader, Jamel Daher
httpv://www.youtube.com/watch?v=yvrenpyi8q8
Due i luoghi privilegiati dell’azione: Nazareth dove abitano il protagonista e suo padre che, colpito da infarto, muore; e un posto di blocco dove in auto s’incontrano – in silenzio, tenendosi per mano – il protagonista e la fidanzata, giornalista palestinese di Ramallah che non può entrare in Israele. Due i modelli comici cui s’ispira Suleiman (Nazareth, 1960): Tati, di cui riprende l’umorismo di situazione, e Keaton di cui, come interprete, ricalca l’imperturbabile mimica facciale. Sembra, ma non è, stravagante il proposito di fare il punto sul tragico conflitto israeliano-palestinese e l’occupazione militare in chiave di commedia col tramite di una lunga serie di gag minimaliste (la 1a parte), fulminee (il nocciolo d’albicocca), ironicamente allusive (il palloncino col viso di Arafat che sorvola confini, moschee e sinagoghe). …
Alice – venerdì 15 gennaio 2016 ore 20.45
Neco z Alenki Cecoslovacchia/Gran Bretagna/Germania/Svizzera 1987 84’
di: Jan Svankmajer
con: Kristyna Kohoutová
httpv://www.youtube.com/watch?v=WZ5S7K24v6A
Alice è una bambina che immagina di lanciare sassi sulla riva di un fiume ma che, in realtà, vive in vecchio condominio circondata da bambole decrepite, cianfrusaglie scrostate ed animali imbalsamati. Quando un coniglio impagliato, all’improvviso, si anima fuggendo dalla teca di vetro nella quale era rinchiuso, Alice lo insegue a perdifiato, non esitando ad infilarsi all’interno del cassetto di una scrivania pur di raggiungerlo. Comincia così quest’opera monumentale del maestro Jan Svankmajer, forse l’ultimo vero surrealista ancora vivente in Europa, purtroppo ancora troppo poco conosciuto dal grande pubblico. “Qualcosa di Alice”, girato nel 1987, a pochi anni dalla Rivoluzione di Velluto cecoslovacca, oltre ad essere la summa dell’animazione in stop motion (o “a passo uno”) che ha caraterizzato l’infanzia di molti bambini sovietici (e non solo), è sopratutto una escursione psiconalitica nelle fiabe di Lewis Carrol e nell’inconscio di ognuno di noi.