Figli dell’uragano – venerdì 1 giugno 2018 ore 20.45
Mga anak ng unos, unang aklat Filippine 2014 142’
di: Lav Diaz
httpv://www.youtube.com/watch?v=pewePJb66rk
Nel 2013 il Tifone Haiyan (ribattezzato come Jolanda nelle Filippine) colpisce l’isola di Tacloban causando la morte di circa 7000 persone e innumerevoli devastazioni. Alcuni mesi dopo Lav Diaz si reca sull’isola per filmare la vita dei più piccoli. … Stavolta Lav Diaz decide di guardare i bambini. Ragazzi che giocano con l’acqua che corre sull’asfalto, che si aggirano tra gli scarti, i pezzi di città in disfacimento, che ciondolano da soli o in compagnia, che portano taniche d’acqua potabile, ancora e poi ancora, che guardano il tempo che passa insieme ai genitori, che ricordano, sorridono, aspettano (cosa?), che si arrampicano e poi si tuffano dalle navi relitto lasciate dalla catastrofe. Figli dell’uragano (che nel 2014 fu presentato anche al Torino Film Festival e che esce a ridosso della vittoria di The Woman Who Left alla Mostra di Venezia, a due anni dalla sua realizzazione) ti trascina in quel mondo e non ti molla più. Inesorabile. Ipnotico. Non ti chiede chissà quale adesione intellettuale, non “fa informazione” e men che meno folklore o antropologia, non è uno di quei documentari che guardano le cose e le persone da lontano, frettolosamente, con il distacco di “chi sa” di “chi capisce”, lasciando lo spettatore comodo nella sua posizione di osservatore impegnato. Qui siamo anima e corpo tra i sopravvissuti di un mondo vero, vivo, percepiamo il dolore, lo smarrimento, il fatalismo, così come sentiamo e vediamo la voglia di vivere di quei ragazzini, le vittime innocenti, esili macchie scure che si aggirano dentro quella vasta, grigia desolazione, esaltata dalla nitidezza delle immagini e dello sguardo di Lav Diaz.
Cineforum
Gli ultimi – venerdì 25 maggio 2018 ore 20.45
Italia 1963 87’
di: Vito Pandol
con: Adelfo Galli, Lino Turoldo, Margherita Tonino, Riedo Puppo, Vera Pescarolo, Elio Ciol, Laura De Cecco
httpv://www.youtube.com/watch?v=81E3_Qm8BN4
Ispirato al racconto di David Maria Turoldo “Io non ero un fanciullo”, il film è la combinazione dell’incontro tra padre David e Vito Pandolfi, intellettuale brillante che gravita nella sfera del partito comunista. Il film è ambientato nel Friuli degli anni ‘30 mentre intorno al set, in Italia, sta crescendo il boom economico. Ne esce un ritratto alle prese con vecchie realtà e prospettive ancora confuse di progresso sullo sfondo della storia autobiografica dello stesso Turoldo, ripercorsa in modo intimo e personale dal bambino protagonista, Checo. Il tenero affetto della madre, i compagni che lo deridono, la povertà vissuta senza rassegnazione.
Il condominio dei cuori infranti – venerdì 18 maggio 2018 ore 20.45
Asphalte Francia/Gran Bretagna 2015 100’
di: Samuel Benchetrit
con: Isabelle Huppert, Gustave Kervern, Valeria Bruni Tedeschi, Tassadit Mandi, Jules Benchetrit
httpv://www.youtube.com/watch?v=geDF1B_f0EY
Un palazzo di periferia in una anonima cittadina francese. Un ascensore in panne. Tre incontri improbabili. Sei personaggi insoliti. L’aspirante fotografo Sternkowitz e l’infermiera, l’attrice in pensione Jeanne, il giovane Charly, l’astronauta McKenzie e la signora Hamida. Dei solitari che si troveranno uniti da un grande sentimento di tenerezza, rispetto, compassione.
Coomingsoon.it
Grazie per la cioccolata – venerdì 20 aprile 2018 ore 20.45
Merci pour le chocolat Francia 2000 100’
di: Claude Chabrol
con: Jacques Dutronc, Isabelle Huppert, Anna Mouglalis, Rodolphe Pauly
httpv://www.youtube.com/watch?v=m1FmYxa_fR4
André Polonski, famoso e celebrato piansista e Mika Muller, presidente dell’industria del cioccolato Muller si sposano per la seconda volta. Il concertista anni prima aveva sposato Lisbeth dalla quale aveva avuto un figlio Guillame e che era morta in seguito ad un incidente automobilistico. Jeanne che apprende per puro caso di essere stata scambiata al momento della nascita con un Guillame entra nella vita di André per scoprire la verità. Ogni tanto succede ancora il miracolo di vedere un film bello, impeccabile, inattaccabile. Questo onore è toccato all’ex enfant terrible della Nouvelle Vague Claude Chabrol, che mette sullo schermo le sue conoscenze cinefile (Lang, Hitcock e Renoir) con grande eleganza e senza un minimo di autocompiacimento. La suspense cresce minuto dopo minuto, la storia avvolge e intriga, gli attori sono straordinari, il divertimento è assicurato. E tutto senza bisogno di effetti speciali per allocchi e di star system esasperato: bastano pochi ambienti, suggestioni, atmosfere, sono sufficienti sguardi impercettibili. Un solo rimpianto: se Claude Chabrol nel 2000 non fosse stato in giuria a Venezia, il Leone d’oro non glielo avrebbe tolto nessuno.
FilmTV.it
Un fiume chiamato Titas – venerdì 13 aprile 2018 ore 20.45
Titas Ekti Nodir Naam Bangladesh/India 1973 159’
di: Ritwik Ghatak
con: Kabori Sarwar, Rosy Samad, Rani Sarkar, Sha kul Islam, Prabir Mitra
httpv://www.youtube.com/watch?v=Ec6qOd966AM
Ambientato nel Bengala orientale, questo film in bianco e nero basato su un romanzo di Advaita Malo Barman, racconta la povertà e la perdita di un territorio per cause naturali ed economiche da parte di una comunità di pescatori: il fiume si interra e i proprietari più ricchi comprano appezzamenti sottoprezzo da chi si è impoverito e si riduce alla fame. La vita delle comunità fluviali e la cultura materiale (la pesca, il lavoro dei campi) sono resi con accuratezza naturalistica, ma senza perdere di vista il momento mitico, reso ad esempio dalla trasfigurazione di Rajar Jhi deceduta in una divinità agli occhi del figlio: la sua comparsa magica è data con la spontaneità dei dati di fatto più che con l’aura trasfigurante dei sogni, accettata com’è dai compaesani in quanto esistenza reale, non fittizia. La crudezza dei rapporti tra i benestanti e gli indigenti è rappresentata con rigore. Non c’è sentimentalismo nel delineare i rapporti interpersonali e anche familiari determinati in parte dagli affetti ma dettati al contempo dalla difficoltà delle condizioni economiche (come tollerare l’adozione di un orfano se non c’è da mangiare a sufficienza? Prevale il buon cuore o la realtà del sostentamento?). È un film notevole, di respiro sociale e antropologico ampio, che ci fa venire in mente, in Occidente, Man of Aran (di Robert J. Flaherty, 1934) e La Terra Trema (di Luchino Visconti, 1948).
Il mio migliore incubo – venerdì 6 aprile 2018 ore 20.45
Mon pire cauchemar Francia/Belgio 2011 99’
di: Anne Fontaine
con: Isabelle Huppert, Benoît Poelvoorde, André Dussollier, Virginie Efira, Corentin Devroey
httpv://www.youtube.com/watch?v=PvI_dZJ3f6E&t=5s
Agathe è precisa, metodica e puntale, e gestisce la propria famiglia e il figlio Adrien in maniera impeccabile, così come tiene salde le redini della fondazione d’arte di cui è a capo e i suoi impegni istituzionali. Patrick, invece, è sregolato, grezzo e sfacciato, vive con il figlio Tony nel retro di un furgone, si arrangia con piccoli lavoretti saltuari e tutto ciò che ama sono l’alcol e le belle donne formose. Due universi opposti che vengono in contatto grazie ai due figli, amici e compagni di scuola. Così quando il marito di Agathe decide per sua sfortuna di affidare a Patrick dei lavori nella casa in cui vivono, ogni aspetto della loro vita viene invaso dal caos.
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