Los lunes al sol Spagna-Francia-Italia 2002 113’
di: Fernando León de Aranoa
con: Javier Bardem, Luis Tosar, José Angel Egido, Nieve De Medina, Enrique Villén, Celso Bugallo, Joaquin Climent, Aida Folch
Lunedì, maledetto lunedì. Parente di Ken Loach, del marsigliese Robert Guèdiguian, del Duvivier della Bella brigata e del Cantet di A tempo pieno, lo spagnolo premiatissimo Fernando Leòn de Aranoa, in apparenza anti Almòdovar, fa un cinema militante in cui predilige il fattore umano a quello sindacale. In I lunedì al sole, quattro cassintegrati dei cantieri navali della Galizia di Aznar, frustrati oggi più di ieri e meno di domani, reagiscono cercando altri lavori, aprendo un bar o bevendosi un bar. Si ritrova l’alleanza complice maschile: al lunedì invece di lavorare si sta leoni al sole. E c’è chi deve pure pagare 8000 pesetas per aver rotto un lampione. Bellissimo film, che si basa non su una ma su migliaia di storie vere, parla sottovoce, racconta come sono intricati e spigolosi i rapporti umani, com’è difficile perder la dignità: una commedia sociale di gran verità al di là dei manifesti ideologici. Capace di spirito – la partita di calcio con una sola porta, «ho visto il compagno Dio, dice che non esiste» – e di mixare Modugno, Tom Waits e Trenet nella colonna sonora, il film ha in Javier Bardem, e non solo in lui, un protagonista di eccezionale comunicazione, ricco interiormente di contraddizioni e violenza, bravo a raccontare la fiaba della cicala e la formica. Sono gli amatissimi non eroi di una foto di gruppo con cui il regista fa scattare, in sintonia muta, un effetto a catena di simpatia, liberazione, solidarietà: beni primari, eccezioni affettive nella borsa dei cine-consumi.
Corriere della Sera (29/3/2003), Maurizio Porro