Il silenzio sul mare – 27.05.05
Ano natsu, ichiban shizukana umi Giappone 1991 101’
di Takeshi Kitano
con Kuroko Maki, Hiroko Oshima, Sabu Kawahara, Susumu Terajima
La vita del sordomuto Shigeru, netturbino in una città costiera, cambia il giorno in cui trova una tavola da surf abbandonata. Osservato con tenerezza da un’amichetta, diventa un esperto surfista e partecipa a una gara. Un giorno piovoso scompare, lasciando la tavola a galleggiare sulla battigia. Azione quasi inesistente, dialoghi rarefatti, splendide inquadrature fisse, con panoramiche minime e qualche carrello laterale a passo d’uomo, montaggio alla Bresson (curato da T. Kitano, per la prima volta non attore), è un film che sfiora l’esercizio di stile, il terrorismo della purezza. Ma nella sua staticità, fatta di silenzi, di sguardi e di attese, ricca di pathos senza patetismi, questa lenta marcia di avvicinamento alla morte cela una storia d’amore quasi eroica nella sua tenerezza, sprazzi di umorismo e più di una verità toccante sulla natura umana. Un’opera di secchezza fertile. Edizione italiana con sottotitoli. Titolo inglese A Scene at the Sea.
Il Morandini 2004
Il miracolo – 13.05.05
Italia 2002 93’
di Edoardo Winspeare
con Claudio D’Agostino, Stefania Casciaro, Carlo Bruni, Anna Ferruzzo, Angelo Gamarro
E dunque, vale la pena credere ai miracoli. Può infatti accadere che un giovane regista racconti una storia ad alto rischio senza precipitare nel patetico. Il dodicenne Toni, dopo un incidente causato dalla randagia Cinzia, diventa uno specie di guaritore. Realtà o leggenda filtrata attraverso la credulità pataccara dei “fatti vostri” televisivi? Edoardo Winspeare, salentino d’origine mitteleuropeo, si immerge nella Taranto e sceglie il miracolo come pretesto per raccontare altre storie: di problematiche intimità, di degrado metropolitano, di bellezze sottopelle. La sua scrittura è “in levare”, parte dalle piccole cose, da scorci qualsiasi, poi li amplifica, li approfondisce. Come quella figura di genitore, il padre di Tonio, all’inizio così scontato nel suo sfogo-atto-dovuto all’ospedale e poi invece compiuto – persona e non più solo personaggio – alla veglia funebre del vecchio, quando dice al figlio che lui sì, può restare. Miracolo della sceneggiatura (di Giorgia Cecere e Pierpaolo Pirone) e della macchina da presa. Quello di Winspeare, lo sappiamo, é uno sguardo ostinato: ci crede alla bellezza, la trova anche nella devastazione del contesto che inevitabilmente si riflette nei cuori e nell’anima. La trova negli occhi di un bambino o nel volto disperato di una ragazza a un passo dal suicidio. La trova nella “Solea”, quell’aspro impasto di luoghi, musica e odori che diventa alla fine pura luce. Quella di Taranto che di sequenza, con i suoi contrasti anche simbolici (il plumbeo fumogeno degli stabilimenti diventa cancro nella carne degli ammalati dell’Iiva), si fa pervasiva. E chiarisce, illumina, in fondo spiega. Spiega che il vero miracolo é proprio in questo sguardo che riscopre il valore dell’amore assoluto e della sua forza dirompente. Meno viscerale del precedente film di Winspeare, il bellissimo Sangue vivo, e forse più ambizioso e “di testa”, Il miracolo é comunque autentico, sincero, finalmente necessario.
Film TV, Mauro Gervasini
Un’ estate d’ amore – 29.04.05
Sommarlek Svezia 1950 90’
di Ingmar Bergman
con Maj-Britt Nilsson, Birger Malmsten, Alf Kjellin, Annalisa Ericson, Stig Olin, George Funkquist
Una ballerina dell’Opera di Stoccolma, rievoca tredici anni dopo un’estate felice al mare con uno studente che morì tragicamente. Il suo blocco emotivo si scioglie quando decide di accettare un nuovo amore. 10o film di I. Bergman, il più risolto del primo periodo: gli aprì la via al successo internazionale. Malinconia struggente nel mito di un’estate irripetibile, caducità dell’adolescenza, erotismo lirico, polemici accenti contro la divinità: il giovane Bergman mette il suo cuore a nudo. Scritto con Herbert Grevenius. Splendido bianconero di Gunnar Fischer, musiche di Chopin e Ciajkovskij. Titolo originale: Giochi d’estate.
Il Morandini 2004
Il mistero dell’ acqua – 15.04.05
The Weight of Water Francia-USA 2001 110’
di Kathryn Bigelow
con Sean Penn, Catherine McCormack, Josh Lucas, Elizabeth Hurley, Sarah Polley, Ciaran Hinds
Ci sono due film al prezzo di uno nel Mistero dell’acqua di Kathryn Bigelow. Uno si svolge al giorno d’oggi e impegna gli attori più noti del cast: Sean Penn nella parte di Thomas, poeta baciato dalla fama ma disilluso e piuttosto etilico; Catherine McCormack in quella di sua moglie Jean, di professione fotografa; la morbida Liz Hurley, alias Adaline, che naviga su una bella barca con gli altri due e col suo amante Rich (Josh Lucas), fratello di Thomas, ma flirta piuttosto sfacciatamente col poeta. La bella, infatti, sa sfruttare altrettanto bene la seduttività del proprio corpo esposto al sole, quanto quella delle parole con cui commenta i versi dell’uomo. L’altra storia riguarda un caso di omicidio del tardo ‘800, avvenuto in un’isola al largo delle coste del New Hampshire; quando due giovani immigrate norvegesi furono uccise a colpi d’ascia mentre una terza sopravvisse. Il collegamento tra le due storie è rappresentato da Jean, che scende sull’isola per fotografare il luogo del delitto, si appassiona al caso e si persuade che il condannato a morte fosse innocente. Con un montaggio parallelo “alla Griffith”, gravido di risonanze arcane e presentimenti, Bigelow conduce anche l’azione contemporanea verso un esito drammatico, mentre l’antico episodio evolve in direzioni inattese scoperchiando incesti e altre verità nascoste. Malgrado abbia messo la firma a film d’azione adrenalinici da far sembrare educande i suoi colleghi maschi, la regista non ha mai rinunciato a essere ciò che era quando faceva l’artista d’avanguardia: una intellettuale. Non si può dire che sia poi un gran peccato, perché Il mistero dell’acqua è un film appassionante e intrigante, con un valore aggiunto: la capacità di andare oltre il puro racconto dei fatti utilizzando un inattaccabile senso dello spazio (vedi la sequenza della tempesta in mare) e del tempo (il montaggio); giocando sapientemente il gioco degli sguardi; stuzzicando il voyeurismo dello spettatore; citando (la scena sottomarina in cui le due epoche s’incontrano evoca L’Atalante di Vigo) per il piacere del cinefilo. La Bigelow, insomma, resta in tutto e per tutto un’autrice. Razza ruspante in via d’estinzione da preservare gelosamente, in un parco di cineasti hollywoodiani d’allevamento bravi a fare il loro mestiere, ma indistinguibili l’uno dall’altro.
la Repubblica, Roberto Nepoti
L’ avventura – 01.04.05
Italia-Francia 1960 140’
di Michelangelo Antonion
icon Monica Vitti, Gabriele Ferzetti, Lea Massari
Durante una sosta su un isolotto deserto una giovane donna scompare misteriosamente. Con una delle sue amiche il suo amante architetto percorre la Sicilia alla sua ricerca, finiscono per dimenticarla. Un giallo alla rovescia, non soltanto per la scomparsa di Anna, data e non spiegata, ma per i meccanismi narrativi che tendono alla dispersione, alla dilatazione, alla lentezza. Le psicologie rarefatte dei personaggi lasciano il posto agli eventi, alla scoperta delle cose, delle atmosfere, del paesaggio (da Lisca Bianca al barocco di Noto). L’instabilità dei sentimenti è il tema centrale insieme con la difficoltà della comunicazione e il vuoto dell’esistenza (borghese). Splendida fotografia in bianconero di Aldo Scavarda. Premio speciale della Giuria a Cannes e Nastro d’argento 1961 alla musica di Giovanni Fusco. Premi ai Festival di Salonicco, Vancouver e dei critici di New York e Parigi.
Il Morandini 2004
Lezioni di piano – 18.03.05
The Piano Australia-Nuova Zelanda-Francia 1993 121’
di Jane Campion
con Holly Hunter, Harvey Keitel, Sam Neill, Anna Paquin, Kerry Walker, Geneviève Lemon, Tungia Baker
Nel 1825, venuta dalla Scozia, sbarca in Nuova Zelanda Ada, muta fin da bambina, sposa per procura a un coltivatore inglese, con una figlia di nove anni, i bagagli e un pianoforte. Un vicino di casa, maori convertito, l’aiuta a recuperare il piano che il marito rifiuta, e diventa il suo amante tra lo scandalo della piccola comunità locale. 3o film della neozelandese J. Campion, è un dramma che coniuga il romanticismo gotico di Emily Brontë con l’acceso erotismo di D.H. Lawrence, filtrandoli attraverso la sensibilità e la lucidità di una donna di oggi che rifiuta l’ipoteca del pessimismo tragico. Al risultato complessivo di alta maestria stilistica contribuiscono attori eccellenti, i sontuosi paesaggi semitropicali percossi dalla pioggia e immersi nel fango, le musiche di Michael Nyman. Palma d’oro a Cannes ex aequo col cinese Chen Kaige (Addio, mia concubina) e premio della migliore attrice a H. Hunter che vinse anche uno dei 3 Oscar; gli altri 2 alla piccola A. Paquin e alla Campion come sceneggiatrice.
Il Morandini 2004