Il mistero dell’ acqua – 15.04.05
venerdì 15 Aprile 2005, 19:25
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The Weight of Water   Francia-USA 2001 110’

di Kathryn Bigelow
con Sean Penn, Catherine McCormack, Josh Lucas, Elizabeth Hurley, Sarah Polley, Ciaran Hinds

Ci sono due film al prezzo di uno nel Mistero dell’acqua di Kathryn Bigelow. Uno si svolge al giorno d’oggi e impegna gli attori più noti del cast: Sean Penn nella parte di Thomas, poeta baciato dalla fama ma disilluso e piuttosto etilico; Catherine McCormack in quella di sua moglie Jean, di professione fotografa; la morbida Liz Hurley, alias Adaline, che naviga su una bella barca con gli altri due e col suo amante Rich (Josh Lucas), fratello di Thomas, ma flirta piuttosto sfacciatamente col poeta. La bella, infatti, sa sfruttare altrettanto bene la seduttività del proprio corpo esposto al sole, quanto quella delle parole con cui commenta i versi dell’uomo. L’altra storia riguarda un caso di omicidio del tardo ‘800, avvenuto in un’isola al largo delle coste del New Hampshire; quando due giovani immigrate norvegesi furono uccise a colpi d’ascia mentre una terza sopravvisse. Il collegamento tra le due storie è rappresentato da Jean, che scende sull’isola per fotografare il luogo del delitto, si appassiona al caso e si persuade che il condannato a morte fosse innocente. Con un montaggio parallelo “alla Griffith”, gravido di risonanze arcane e presentimenti, Bigelow conduce anche l’azione contemporanea verso un esito drammatico, mentre l’antico episodio evolve in direzioni inattese scoperchiando incesti e altre verità nascoste. Malgrado abbia messo la firma a film d’azione adrenalinici da far sembrare educande i suoi colleghi maschi, la regista non ha mai rinunciato a essere ciò che era quando faceva l’artista d’avanguardia: una intellettuale. Non si può dire che sia poi un gran peccato, perché Il mistero dell’acqua è un film appassionante e intrigante, con un valore aggiunto: la capacità di andare oltre il puro racconto dei fatti utilizzando un inattaccabile senso dello spazio (vedi la sequenza della tempesta in mare) e del tempo (il montaggio); giocando sapientemente il gioco degli sguardi; stuzzicando il voyeurismo dello spettatore; citando (la scena sottomarina in cui le due epoche s’incontrano evoca L’Atalante di Vigo) per il piacere del cinefilo. La Bigelow, insomma, resta in tutto e per tutto un’autrice. Razza ruspante in via d’estinzione da preservare gelosamente, in un parco di cineasti hollywoodiani d’allevamento bravi a fare il loro mestiere, ma indistinguibili l’uno dall’altro.

la Repubblica, Roberto Nepoti

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