I giorni del cielo – 12.03.2010 ore 20.30
domenica 07 Marzo 2010, 13:13
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Days of Heaven USA 1978 95’
di: Terrence Malick
con: Brooke Adams, Richard Gere, Sam Shepard, Linda Manz

httpv://www.youtube.com/watch?v=LlZDsMCW0U4

Nei primi anni del Novecento una coppia di amanti e una ragazzina lasciano Chicago per lavorare in una piantagione del Texas. L’uomo induce l’amante a sposare il proprietario delle terre. Storia di anime dannate nella cornice di una saga rurale in cui i paesaggi del Texas (trovati in Canada) sono esaltati dalla splendida fotografia di Nestor Almendros che ebbe un Oscar. Emozionante. Accattivante partitura di Ennio Morricone che ebbe la nomination all’Oscar. Spicca S. Shepard, nobile e malinconico feudatario. Premio della regia a Cannes.
Il Morandini 2007

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Cuore di vetro – 26.02.2010 ore 20.30
martedì 16 Febbraio 2010, 19:36
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Herz aus Glas   Germania   1976   94’
di: Werner Herzog
con: Joseph Bierbichler, Stefan Guttler, Clemens Scheitz, Volker Precht

httpv://www.youtube.com/watch?v=wXgGQp5fWYw

Parlare di Cuore di vetro non è una cosa facile. Leggendo svariate recensioni, ciò che emerge è proprio una grande pluralità di lettura, denotando la polisemia dell’arte. Chi guarda attua un suo modo di leggere le immagini, attua una sua chiave di lettura, mette la sua cultura in quello che vede. Ciò che non si possiede non si riconosce, si impara a vedere, si impara a conoscere, l’atto del vedere è un appropriarsi delle cose. Dico questo, perchè Cuore di vetro è un evento, un nuovo modo di guardare al mondo, un nuovo modo di sentire. La trama è in parte inesistente, almeno in senso lato, e ciò che emerge è questa psicosi collettiva che azzera la comunicazione rendendo impossibile il dialogo basato su una struttura logica precostituita. Si azzera la conoscenza e tutto compare avvolto in un alone rivelatorio dell’abisso che si và spalancando.Visioni su visioni scorrono davanti a noi nella visione del film e si sente che il mondo stà subendo un grosso trauma. Nella Baviera, un pastore ha delle visioni dove gli viene rivelato che la fine del mondo è vicina.Visioni molto vicine a Diluvi Universali, proprio a livello visivo, iconograficamente parlando, si susseguono nei primi minuti del film con un impatto visivo e pittorico devastante. Rara intensità. In queste montagne della Baviera una bottega conosce il segreto della produzione del vetro rubino. Morto il capomastro della bottega, l’unico a conoscere il segreto, la popolazione cade in una psicosi collettiva cadendo in una sorta di ipnosi congelante (reale!). Incapaci a reagire e privati della conoscenza tecnologica il paese impazzisce, forse il mondo impazzisce, infatti il tempo e gli spazii si dilatano assorbendo così una patologica perdita di senso. Nel film mai ci viene rivelato il periodo in cui le vicende sono ambientate. Quello che emerge, anche dagli abiti, è che il film è ambientato in un’epoca di trapasso, fra il 1700 e il 1800. L’ambiente è isolato, privo di contatto con l’esterno, fuori dal mondo. In questi luoghi un uomo emerge e inizia a profetizzare la fine e questi avvenimenti si trovano in concomitanza con la morte del capomastro. I presagi della sciagura compaiono dovunque, ma il paese perso nella sua malattia subcosciente non è in grado di riconoscerli e si incammina verso la sua fine, arrivando addirittura ad incarcerare il pastore profeta che pare l’unico ad essere lucido (pare). Le visioni diventano sempre piu’ frequenti e la morte si annuncia quasi come una perdita di coscenza, e il profeta vede una zona remota del mondo dove la gente crede che la terra sia quadrata, ed essendo su un’isola decidono di vedere dove il mare finisce…
www.mescalina.it, Marco Genzanella

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Sunshine – venerdì 12.02.2010 ore 20.30
sabato 30 Gennaio 2010, 17:31
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Gran Bretagna   2007   108’
di: Danny Boyle
con: Cillian Murphy, Chris Evans, Rose Byrne, Michelle Yeoh

httpv://www.youtube.com/watch?v=qTIT1KAOdsQ

Sulle orme di tre capolavori come Solaris di Andrei Tarkovskij, il primo Alien di Ridley Scott e 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, Danny Boyle, il regista di Trainspotting, lancia un film di fantascienza pura. Con il thriller claustrofobico a sfondo fantascientifico, Sunshine, il britannico Boyle offre un ulteriore prova del suo talento psichedelico. Immaginando che tra cinquant’anni il sole sarà sul punto di morire e con esso l’umanità intera. Anche se in realtà gli scienziati ritengono che il sole abbia sufficiente energia per altri cinque miliardi di anni, la missione dell’Icarus II raccontata da Boyle dovrà far esplodere bombe potentissime per ridare vita ad un sole che si sta spegnendo. Il film è stato anche un pretesto per sollevare la discussione sulla scienza contrapposta a Dio, su problemi religiosi e filosofici e sul concetto dell’Uomo che si lancia nel vuoto ma che in realtà sta viaggiando solo nella sua mente. Così, nel 2057, otto astronauti vivono un viaggio fisico, psicologico e spirituale. Ma tra loro c’è anche una sorta di talebano che si oppone ai loro obiettivi perché – a suo parere – la missione interferisce con i piani di Dio: è questa la battaglia centrale del film. Dopo sette anni di viaggio, l’astronave capta il messaggio di S.O.S. dell’Icarus I, prima nave spaziale mandata in missione verso il sole e che si credeva ormai perduta. L’incontro tra l’astronave e il vecchio relitto della missione precedente muta i destini degli otto eroi. E quando tutto sembra finito il film prende il ritmo del thriller. Sebbene le prove attoriali siano nascoste dalla regia, Boyle rende al meglio l’interpretazione del cast: uomini e donne soli nella quiete siderale, persi nella navigazione spaziale e smarriti di fronte a un universo indifferente al loro sacrificio e ai destini dell’umanità. Le fantastiche suggestioni cinematografiche vengono plasmate dallo stile ricercato e visionario del regista. L’uso delle luci e dei suoni stordiscono e coinvolgono, nell’alternarsi di momenti di tensione e di forte emozione lirica. Il trio, composto dal regista, dallo sceneggiatore Alex Garland e dall’interprete Cilian Murphy, torna di nuovo – in seguito alla pellicola 28 giorni dopo – a offrire un film intenso e sensazionale.
Il Tempo, Dina D’Isa

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La banda Baader Meinhof – venerdì 29.01.10 ore 20.30
giovedì 21 Gennaio 2010, 22:08
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Der Baader Meinhof Komplex   Germania   2007   149′
di: Uli Edel
con: Martina Gedeck, Moritz Bleibtreu, Johanna Wokalek, Bruno Ganz

httpv://www.youtube.com/watch?v=o9z1UWakA9Q

Germania occidentale, anni 70. Bombe, attentati mortali insieme alla paura e alla minaccia di un nemico interno scuotono le fragili fondamenta della giovane democrazia tedesca. I più radicali figli della generazione nazista guidati da Andreas Baader (Moritz Bleibtreu), Ulrike Meinhof (Martina Gedeck) e Gudrun Ensslin (Johanna Wokalek) combattono una violenta guerra contro ciò che percepiscono come la nuova faccia del fascismo: l’imperialismo americano sostenuto dalle istituzioni tedesche nelle quali ancora agiscono uomini dal passato nazista. Il loro scopo era quello di riuscire a creare una società più umana ma l’utilizzo di strumenti disumani con i quali diffusero terrore e spargimento di sangue fu proprio ciò che gli fece perdere la propria umanità. L’uomo che più li comprese fu anche il loro più irriducibile cacciatore: Horst Herald (Bruno Ganz) il capo delle forze di polizia Che, se riuscì nella sua strenua caccia ai giovani terroristi fu tuttavia consapevole che si trattava solo della punta dell’iceberg.

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Volver / Tornare – venerdi’ 15.01.10 ore 20.30
mercoledì 06 Gennaio 2010, 18:18
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Volver   Spagna   2006   121’
di: Pedro Almodóvar
con: Penelope Cruz, Carmen Maura, Lola Dueñas, Blanca Portillo, Yohana Cobo

httpv://www.youtube.com/watch?v=vW0gck4HVbI&feature=related

Ha spuntato gli artigli da grande provocatore, disinibito e trasgressivo, per maneggiare la materia della memoria personale e collettiva. Con Volver, concorso ufficiale a Cannes, Pedro Almodòvar entra a pieno diritto (per gli onori sul campo e per anzianità) nel novero dei grandi cineasti “nazionali”, quei registi che aspirano a diventare portavoci dello spirito, degli umori, dell’essenza più intima della propria gente. Non a caso in una sequenza della sua ultima fatica fa passare alcune immagini di Bellissima: un omaggio ad Anna Magnani e al Luchino Visconti più “ferocemente” neorealista. Lasciando da parte uomini-donne, donne-uomini e intrecci funambolici di realtà “straordinaria”, il regista spagnolo ha rimesso mano al suo diario intimo. Nei trent’anni della sua filmografia Almodòvar aveva già raccontato la sua giovinezza ribelle e libertaria con un esordio fulminante (Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio sulla movida madrilena post-franchista data 1980). Il corpo centrale delle sue opere, dedicato alla Spagna del boom, come affresco in tempo reale realizzato da un osservatore acuto e irriverente. Infine le sue origini e la sua infanzia, con La mala educaciòn e, appunto, Volver (tornare). Innamorato (artisticamente) delle sue attrici, Almodòvar costruisce ancora una volta un universo femminile solidale e precluso agli uomini. Che nella grande città come nel paesino di provincia, sa fare fronte comune per superare le difficoltà di un’esistenza popolare. Penélope Cruz (finalmente una ottima prova d’attrice) è Raimonda, giovane madre dalle forme generose e dal carattere di ferro che insieme alla sorella Soledad (Lola Duenas) ha lasciato molti anni prima il paesino della Mancha dove era cresciuta per trasferirsi a Madrid. In quella regione spazzata dal solano – un vento caldo e soffocante che alimenta le fiamme e si dice anche la pazzia – non abitano più padre e madre (Carmen Maura), morti durante un incendio. L’unico legame rimasto è la zia Paula (Chus Pampreave), anziana e quasi cieca, che vive da sola, aiutata dalla vicina di casa Augustina (Blanca Portillo). Questo è il quadro in linee generali. Perchè le trame di Almodòvar sono sempre fittamente intrecciate di avvenimenti, svelamenti, sterzate, giochi del destino che non sarebbe giusto svelare. Per esempio Carmen Maura non sarebbe tornata a lavorare dopo 17 anni con il regista che la lanciò per interpretare il personaggio di una defunta. Se non con la garanzia di una sceneggiatura che si ispira in parte all’impastatura di realtà e misterico propria degli scrittori latinoamericani, primo tra tutti Marquez. Perchè tratta senza imbarazzo e paure, proprio come fanno le donne radunate per una veglie funebre, il tema dei morti tra i vivi. Oggi accade meno spesso ma le nostre nonne ci hanno abituato ai racconti più incredibili sulle persone che se ne vanno e tuttavia restano con un piede in questo mondo. Volver è un film che potrebbe non piacere a quelli che hanno conosciuto l’Almodòvar delle prove più pop e politicamente scorrette. Questa volta il regista sembra aver detto: fermatevi un attimo, vi racconto una storia dal fascino di altri tempi, con i colori della provincia rimasti intatti e le sue regole non scritte. Ma anche gli aspetti più difficilmente condivisibili, come quel senso di giustizia che si affida soltanto alla legge della sopravvivenza. Penelope Cruz domina la scena con una sensualità che fa capolino dai suoi abiti castigati. Con labbra carnose e grandi occhi lucidi, pronti a passare dalla gioia al dolore come un temporale improvviso. L’amico Pedro le avrà riempito la testa con la Sophia Loren dei ruoli più popolani. E ci siamo quasi.
l’Unità, Pasquale Colizzi

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cinemapiu’ 27 – Fuoco!
domenica 27 Dicembre 2009, 13:15
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Fuoco, dunque. Vivo, rosso, acceso, guizzante. Fuoco purificatore, divoratore, fonte di vita. Non manca la scelta. Se esiste una terra del fuoco, è il cinema. La pellicola, del resto, è infiammabile.

Vi attendiamo tutti, da venerdi’ 15 gennaio 2010.

un ringraziamento a roark

copertina

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