Il ritorno – 03.03.06
venerdì 03 Marzo 2006, 18:59
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Vozvraschenye   Russia   2003   111’

di: Andrei Zvyagintsev
con: Ivan Dobronravov, Vladimir Garin, Konstantin Lavronenko, Natalya Vdovina

Dalla Mostra di Venezia fui facile profeta scrivendo: «Il ritorno è uno splendido esordio, impossibile non ritrovarlo fra i premiati». Com’è noto, la giuria pilotata da Mario Monicelli gli assegnò addirittura il Leone d’oro suscitando polemiche. Adesso arriva al pubblico e non resta che consigliare vivamente a chi ama il cinema questa singolare opera prima di Andrey Zvyagintsev. L’intrigo è basato su tre personaggi: un «padre prodigo» riapparso dopo molti anni, e due figli, Ivan e Andrey, 12 e 14 anni, che litigano sempre. Smettono solo nell’apprendere che è tornato papà e lo scoprono dormente nel letto simile al Cristo morto del Mantegna. In questo nitido film ricco di riferimenti figurativi gli eventi si snodano da una domenica all’altra e i misteri si accavallano. Se lo sconosciuto è davvero papà, dove è stato tutto questo tempo? Perché si fa accompagnare dai figli in una lunga trasferta in macchina e in motobarca con il pretesto di portarli a pesca? A chi telefona nelle soste? Cosa c’è nella cassetta che scava di nascosto all’interno di una baracca in un’isola remota? L’adulto alterna ordini e rimbrotti con qualche spunto affettuoso, ma se Andrey comincia ad accettarlo il piccolo Ivan non riesce a dominare il risentimento a lungo covato. Fatale come la pioggia che a scrosci flagella i gitanti, sul gruppo familiare incombe la tragedia. E alla fine c’è un morto. Come è successo tragicamente anche nella vita reale: nel lago che si vede nel film, è veramente affogato Vladimir Garin (nella storia è Andrey, il maggiore dei due ragazzi) mentre faceva il bagno.

Corriere della Sera (1/11/2003), Tullio Kezich

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Big Fish – 17.02.06
venerdì 17 Febbraio 2006, 18:52
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Big Fish   USA   2003   125’

di: Tim Burton
con: Ewan McGregor, Albert Finney, Billy Crudup, Jessica Lange, Marion Cotillard, Helena Bonham Carter, Steve Buscemi, Danny DeVito

Gran film, Big Fish di Tim Burton evoca nel titolo quel pesce colossale che è (o almeno era) un elemento fisso nelle vanterie e nelle balle dei pescatori: un simbolo di esagerazione, di invenzione. Ma allude pure all’impossibilità di essere “un pesce piccolo in una vasca piccola”, alla necessità di uscire in acque aperte nel vasto mondo. L’amato Tim Burton, 44 anni, compagno di Helena Bonham Carter e padre del loro figlio, autore di Edward mani di forbice, di due Batman, di Mars Attacks! e del Mistero di Sleepy Hollow, è sempre stato il più fantasioso e surreale tra i registi americani contemporanei, dotato di una capacità rara di fusione tra realtà e iperbole, tra ingenuità puerile e ironia adulta, tra umorismo e sentimentalismo: stavolta sembra un poco fuori controllo, sfiora in qualche momento il patetico o il melenso, ma il film resta ammirevole, mirabolante, divertente. (…)
Protagonista un padre sbruffone, fanfarone e mistificatore, narratore di storie incredibili, mitografo della propria vita; nell’infanzia il figlio lo adora, poi lo trova insopportabile (“Non ha mai detto una cosa vera”); per non doverlo più ascoltare se ne va a Parigi a fare il giornalista cronista della realtà e sposa una ragazza francese. Quando torna a vederlo in Alabama, lui stesso sta per diventare padre mentre il padre sta morendo. Assistendolo nell’agonia il figlio si rende conto di somigliare al padre, capisce che l’immaginazione ha consentito al vecchio avventure magnifiche e che i personaggi d’invenzione si sono trasformati in persone e amici veri, accetta d’essere lui adesso a raccontare storie incredibili. Allora: padre e figlio, realtà e irrealtà, la narrazione come arte esistenziale di generazione in generazione, la fantasia come respiro indispensabile a vivere, la morte come “la cosa più strana che mi sia capitata”. Molto bello. Interpreti perfetti: soprattutto Albert Finney e Ewan McGregor che recitano il personaggio del padre da vecchio e da giovane, ma anche la madre Jessica Lange, il figlio Billy Crudup, Danny De Vito, Steve Buscemi, Helena Bonham Carter strega e innamorata.

La Stampa (29/2/2004), Lietta Tornabuoni

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Le chiavi di casa – 03.02.06
venerdì 03 Febbraio 2006, 00:16
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Le chiavi di casa

Italia   2004   105’

di: Gianni Amelio
con: Kim Rossi Stuart, Andrea Rossi, Charlotte Rampling

Amelio lo ha tratto (liberamente) dalle pagine di Giuseppe Pontiggia; però il soggetto è intimamente suo: come Il ladro di bambini o Colpire al cuore, il film è focalizzato sul rapporto adulto-ragazzo in una situazione di particolare difficoltà. Già la presentazione di Paolo, grande bambino disabile abbandonato alla nascita, avviene attraverso gli occhi del padre, Gianni (l’omonimia col regista non sarà casuale), in una magistrale sequenza d’apertura: la macchina da presa mostra il letto vuoto del ragazzo, che lo spettatore non ha ancora visto, identificandosi con l’angoscia del genitore. Ineccepibile la scelta di ambientare gran parte della storia a Berlino, dove Gianni accompagna il figlio in un centro di riabilitazione che proprio all’adulto risulterà insopportabile: cornice dello spaesamento totale di un uomo in bilico tra paura e devozione, speranza e amore nascente per la “strana” creatura che ha generato. Se mai esista una (piccola) concessione alla produzione di effetti emotivi, potremmo trovarla nella scena in cui Paolo si smarrisce nella metropoli: inattesa la distrazione di un padre ansioso come Gianni. Nella seconda parte, però, il film “cresce” in modo ammirevole. Allorché l’uomo libera il ragazzo dalle torture dell’ospedale, che si prende cura soltanto del suo corpo, e parte con lui per la Norvegia, alla ricerca di una fantomatica Kristine di cui Paolo ha fatto conoscenza via Internet. Il fiorire del rapporto culmina in un gesto simbolico (l’adulto getta in mare la stampella con cui il ragazzo è obbligato a camminare), facendoci intendere che Gianni sta imparando a essere padre. Frattanto, il regista si avvale dall’irresistibile simpatia di Andrea Rossi per spargere lungo la strada piccole perle di humour affettuoso. Il meglio intenzionato dei film hollywoodiani si accontenterebbe di questo, mandando a casa lo spettatore edificato da un finale consolatorio. Non così Amelio. Come il personaggio della “mater dolorosa” interpretato da Charlotte Rampling aveva pronosticato a Gianni, per il padre pentito la vita accanto a Paolo sarà irta di difficoltà. Amelio lo dice con la scena in cui il ragazzino afferra il volante dell’auto in corsa: piena di misura e pudica come tutto il resto ma che, per un istante, mette paura.

la Repubblica (17/9/2004), Roberto Nepoti

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Gli ultimi giorni – 27.01.06
venerdì 27 Gennaio 2006, 19:16
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The Last Days   USA   1998   87’
di: James Moll

Presentato da Steven Spielberg e dalla Survivors of the Shoah Visual History Foundation per la quale il regista J. Moll aveva già diretto due pluripremiati documentari televisivi (Survivors of the Holocaust e The Lost Children of Berlin), è il 1° documentario della fondazione destinato alle sale. Si alternano le testimonianze orali di cinque ebrei ungheresi (oggi cittadini USA), tre donne e due uomini, nati tra il 1924 e il 1930, che nel 1944 furono deportati nei lager di sterminio (Buchenwald, Dachau, Auschwitz), tranne Tom Lantos che, come partigiano della resistenza magiara, ebbe altre traversie. Terribili immagini di repertorio anche poco note o inedite tra cui alcune brevi sequenze a colori. Diviso in 4 parti (“Da cittadini a emarginati”, “L’inferno di un pazzo”, “La liberazione”, “Rifarsi una vita”), rievoca il capitolo magiaro del genocidio, uno dei meno conosciuti. Alla fine degli anni ‘30 vivevano in Ungheria più di 800000 ebrei, il 5% della popolazione. Pur avendo emanato, come alleato della Germania nazionalsocialista, una legislazione antiebraica approvata da un Parlamento di cui facevano parte tutti i partiti dell’arco costituzionale (tranne il comunista messo fuori legge), il governo di Budapest si oppose in vari modi alla deportazione degli ebrei. Nel marzo 1944 Hitler ordinò l’occupazione dell’Ungheria e la conseguente eliminazione – la Soluzione Finale – degli ebrei ungheresi: quel che in Germania era successo nell’arco di 12 anni, avvenne in Ungheria in 4 mesi.

Il Morandini 2005



Cinemapiù 23
domenica 01 Gennaio 2006, 21:01
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Il programma della rassegna 2006:

Il giorno della memoria

  • 27.01.06 – Gli ultimi giorni

    Padri e figli

  • 03.02.06 – Le chiavi di casa
  • 17.02.06 – Big Fish
  • 03.03.06 – Il ritorno
  • 17.03.06 – He Got Game

    Mi piace lavorare

  • 31.03.06 – Risorse umane
  • 14.04.06 – Mi piace lavorare (Mobbing)
  • 28.04.06 – Paul, Mick e gli altri
  • 12.05.06 – Lunedì mattina
  • 26.05.06 – I lunedì al sole
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