The Straight Story USA, Francia 1999 111′
di David Lynch
con Sissy Spacek, Harry Dean Stanton, Richard Farnsworth, Everett McGill, Jane Galloway
httpv://www.youtube.com/watch?v=8OnsVDKjhpc
Per visitare il fratello infartuato Lyle con cui non parla da dieci anni per una lite, nell’autunno 1994 il 73enne Alvin Straight – che cammina con due bastoni e non ha patente – parte su un tagliaerba con rimorchio da Laurens (Iowa) per Mount Zion (Wisconsin), distante 317 miglia (circa 500 km). Opus n. 8 di D. Lynch, prodotto dalla montatrice Mary Sweeney (che firma la sceneggiatura, ispirata a una storia vera, con John Roach) anche con finanziamenti francesi, è il film più controcorrente e meno hollywoodiano degli anni ’90. È un road movie che ha tutto per essere fuori moda: lentezza (10-15 km all’ora), malinconia della vecchiaia, scrittura di classica semplicità, personaggi positivi, ritmo disteso senza eventi drammatici. Pur ribaltando la propria prospettiva (in una logica taoista Una storia vera sarebbe lo yang, il precedente Strade perdute lo yin), Lynch non altera il suo inconfondibile stile: lascia allo spettatore il tempo di pensare, commuoversi, immergersi nei colori del paesaggio, guardare un temporale e il cielo stellato. “Straight” sta per diritto, semplice, onesto ed è anche il cognome del protagonista. Attivo nel cinema come comparsa dal 1937, ancora bambino, poi stuntman, R. Farnsworth passò a parti di caratterista nel 1963, ebbe una nomination all’Oscar per Arriva un cavaliere libero e selvaggio (1977) e una per questo film. Nel 2000, malato terminale, si è tolto la vita.