Filed under: cinemapiù 45
FARGO
di Joel ed Ethan Coen
con William H. Macy, Steve Buscemi, Frances McDormand, Peter Stormare, Kristin Rudrüd
USA 1996 98′
1987, Minnesota: un venditore di auto ingaggia due malviventi per rapire la propria moglie e incassare il riscatto dal facoltoso suocero.
Dopo Mister Hula Hoop, i Coen tornano agli stilemi (low budget), alle architetture di montaggio (nelle sequenze più violente) e alla matrice macabro-grottesca degli esordi, senza dimenticare che, nel frattempo, hanno firmato un’opera autorale come Barton Fink: questo si ripercuote nel minor numero di movimenti della macchina da presa, nella predilezione per il montaggio interno, nello studio cromatico (in bianco), negli straordinari sguardi sui paesaggi innevati in campo lungo (da citare quello ripreso in plongée). Ancora un rapimento (Arizona Junior) e uno pseudo-fatto di cronaca grandguignolesco, ai limiti dell’incredibile, per un caustico (vendicativo?) rientro nel loro stato natio, terra d’immigrati d’origine scandinava: i due fratelli fanno satira, perfidi, sui (mal)costumi di una provincia dove forma e impassibilità hanno sempre la meglio sulla schiettezza (il focoso personaggio di Buscemi è in netto contrasto con gli abitanti della zona). Come spesso nel loro cinema, ciò che incanta è la galleria dei personaggi, con caratterizzazioni in bilico fra realismo e sua deformazione: personaggi tanto fumettistici quanto a tutto tondo, strambi e “provinciali” nel segno di Twin Peaks. Facce indelebili, dai protagonisti (Macy in primis), alle compars(at)e (i bigliettai ossequiosi; la hostess col grugno; le due puttanelle…). C’è un minaccioso gigante di cartone all’entrata della città di Fargo: i Coen lo antropomorfizzano in uno dei personaggi, l’inebetito compagno di Buscemi, simbolo, certo, di un’esistenza amara ed esecrabile ma anche contraltare dello squallore quotidiano dei “buoni e retti”, rappresentati dalla mogliettina amorevole interpretata da Frances McDormand (bravissima), che rimprovera con retorica soprappensiero il killer, finendo con un “Non capisco” che non si pone troppi problemi di capire. I Coen sembrano preferire i vissuti con spargimenti di sangue all’incubo casalingo della normalità: è l’ambiguità a fare delle loro opere dei piccoli cult.
Gli Spietati, Niccolò Rangoni Machiavelli
Approfondimento: http://www.anonimacinefili.it/2021/03/08/fargo-film-coen-spiegazione-significato-finale/