Apri gli occhi – 15.02.2008
domenica 03 Febbraio 2008, 17:10
Filed under: Cinemapiù 25,Video

Abre los ojos   Sp.-Fr.-It.   1997   117’
di: Alejandro Amenábar
con: Eduardo Noriega, Penélope Cruz, Chete Lera, Fele Martinez, Najwa Nimri, Gérard Barray

La vita spesso si svolge nel più completi automatismo come alzarsi, lavarsi la faccia, farsi la barba o truccarsi, guardarsi allo specchio e vedersi lievemente trasformati solo qualche ruga in più. L’immagine riflessa é più o meno sempre la stessa, un naso di varie misure due occhi dai diversi colori, una bocca sorridente o imbronciata a seconda della giornata che ci attende, ma ogni lineamento occupa la posizione standard. Di contorno pelle docile e morbida al tatto, tenue e liscia tanto da permettere alle dita di scorrervi sopra come due ruote su una strada appena asfaltata. Ma se un incidente avvenisse su quella strada? lmprovvisamente lo specchio rimanderebbe al destinatario sembianze trasformate: buche, balzelli, sobbalzi su quello che il viso fu, una liscia autostrada ora sfigurata. L’esistenza cambia, gli altri guardano solo per pochi istanti un volto dove gli occhi hanno perso di simmetria e la bocca si confonde con le guance. Si tratta di un film o di un incubo? Unici desideri: risvegliarsi o uscire da quella buia e orribile sala. Improvvisamente trasmigrare in una pellicola struggente, dove le lacrime sgorgano dai visi in maniera irregolare, dove la paura é quella di far paura e la pena e la commiserazione negli occhi del prossimo riportano senza pretese di emulazione a “The Elephant Man” di David Lynch. Nel film altre strane verità intervengono, sovrapponendosi continuamente e il dramma personale diventa una scusa per fuggire dalla realtà: lo spettatore come il protagonista non sanno più se quello che accade sia parte di un sogno o se sia una sorta di realtà virtuale comprata attraverso lnternet. Un’esistenza ricreata sul grande schermo della mente, oppure solo un incubo da cui ci si deve unicamente risvegliare? Nessuno lo sa ma senza dubbio il regista Alejandro Amenàbar, all’età di soli ventisei anni, è davvero abile a tenere lo spettartore teso e sbalordito utilizzando anche semplici e scontate soluzioni. non a caso la storia viene raccontata da un protagonista che ricorda a sprazzi ciò che è accaduto, inoltre è pieno di ansie e ha il terrore di essere l’oggetto di un complotto, come avviene in “The Game” di David Fincher. Oppure tutto quanto è solamente il parto di una fantasia distorta, stanca di una quotidianità gemella della routinaria abitudine (“Il tuo inferno te lo sei creato tu”)?.
Duel, Barbara Frigerio

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