MOSTRA PICCOLI ARTISTI
venerdì 04 Luglio 2025, 10:04
Filed under: Arci,Laboratori

Mostra dei lavori realizzati sotto la guida di Antonella Delbianco

Dal 5 al 12 luglio 2025
orari apertura Biblioteca Comunale a Pieris

INAUGURAZIONE MOSTRA

Sabato 5 luglio 2025 ore 11.00
sala pianoterra della Biblioteca Comunale a Pieris

nell’occasione sarà presentato l’album illustrato NO BORDER, vincitore fuori concorso del “Concorso Scuole Tiziano Terzani 2025, categoria disegni, collage, fumetti e vignette” alla 21a edizione di vicino/lontano Premio Terzani a Udine

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Festa della Musica 2025
lunedì 16 Giugno 2025, 10:18
Filed under: Arci,Festa della musica

venerdì 20 e sabato 21 giugno
presso l’area verde dei Brechi
a San Canzian d’Isonzo

https://www.facebook.com/FestaDellaMusicaArciECuriel/

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SERATA IN RICORDO DI CLAUDIO PUNTIN
martedì 27 Maggio 2025, 11:51
Filed under: Arci

Domenica 1 giugno 2025 ore 20.00
presso il centro civico Primo Levi
a San Canzian d’Isonzo

Letture dalla fiaba politica
La fattoria degli animali rossi
accompagnamento musicale e momento comunitario a seguire

organizzato da
ARCI Eugenio Curiel
ANPI San Canzian d’Isonzo
Carico Sospeso
Kulturhaus Goerz
Euroafricando

per info 3381672910

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Burattini senza confini 2025
martedì 27 Maggio 2025, 11:49
Filed under: Arci,Teatro

Sabato 31 maggio 2025 ore 18.00
presso la Biblioteca Comunale a Pieris

IL MULINO INCANTATO

Atto unico per burattini scritto da Peter Ivan Chelu e riadattato da Alberto De Bastiani
Burattini di James Davies
Scenografia di Margherita Oliva
Con Alberto De Bastiani e Irene Costantini

Il protagonista, Gimmi burattino, deve macinare tre sacchi di grano al mulino, ma per farlo è costretto a scontrarsi contro il cattivo mago Astarotus Occhistorti, che proprio del mulino s’impadronì. Il mago ha dei servi potentissimi: dei fantasmi, un diavolo e un orco affamato; ma non solo, grazie al suo mantello magico, può trasformarsi in qualsiasi cosa o essere vivente. Fortunatamente tutti questi trucchi di magia non gli saranno utili: Gimmi burattino, con l’astuzia e con i suggerimenti dei bambini, porterà ad un lieto fine anche questa storia.

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Tonino De Bernardi “Il cinema senza frontiere”
lunedì 19 Maggio 2025, 12:08
Filed under: Cinemapiù 47,Video

SERATA FINALE DEI FESTEGGIAMENTI PER I TRENTA ANNI DI CINEMAPIU’

VENERDI’ 23 MAGGIO 2025 ORE 20.45
presso la sala maggiore del centro civico Primo Levi
di via Trieste 12 a San Canzian d’Isonzo
Ingresso libero

a Giorgio, Franco e Marlena che rimangono nei nostri cuori

“Per il vostro trentennale vi mando qualcosa di speciale di mio cinema. FREGIO, 8mm. 1968 fa parte della mostra che mi ha fatto il Museo del cinema di Torino. Sto lavorando a portare la mia mostra altrove. Sarà di sicuro oltre Paris e New York, Sao Paulo del Brasile, e poi Santiago del Cile e Buenos Aires, e Londra ICA… E India. E filmo sempre, camera a mano, sto finendo di montare nuovo film con Albe sulla mia malattia, sono entusiasta, W il cinema e la vita! e ricordo sempre Marlena, io compirò 88 anni il 24 maggio… Tonino”

FREGIO OVVERO AN ANGEL CAME TO ME
di Tonino De Bernardi
Italia   1968   24′

“Ecco il mio 8mm 1968 (muto), 24’, Fregio ovvero An Angel Came to me (di William Blake poeta). Ho iniziato il mio cinema con l’8mm. perché era il mezzo più economico e con l’8 potevo fare le sovrastampe. L’8mm. è muto (allora, 1968, facevo la colonna sonora nella sala con 33 giri e bande magnetiche). Quindi per me il cinema era soprattutto VISIONE (proiettavo anche su 3 o 4 schemi) e rivolta per cambiare l’usanza, il modo di vivere! Per il suono ero diviso tra la musica (classica e pop) e la parola scritta di me e nei libri, la parola dei poeti. Allen Ginsberg è venuto a Torino e siamo diventati amici (diceva che Il Mostro Verde, di me e del mio amico Paolo Menzio, era il film più bello dell’underground europeo). Amavo Rimbaud. Ero hippy. Mi piaceva Pier Paolo Pasolini. La mia grande amica era Patrizia Vicinelli (andavamo a casa sua in esilio in Marocco). Per questo Fregio mi ero ispirato a Blake, An Angel Came to me… Il titolo Fregio, il fregio di un tempio. Viene dall’amore che avevo per i miei alunni della scuola secondaria di Casalborgone. Mi piaceva fare una scuola al di fuori della scuola normale…”

THE ANGEL
William Blake

I Dreamt a Dream! what can it mean?
And that I was a maiden Queen,
Guarded by an Angel mild:
Witless woe was ne’er beguil’d!


And I wept both night and day,
And he wip’d my tears away,
And I wept both night and day,
And hid from him my heart’s delight.


So he took his wings and fled;
Then the morn blush’d rosy red;
I dried my tears, & arm’d my fears

With ten thousand shields and spears.

Soon my Angel came again:
I was arm’d, he came in vain;

For the time of youth was fled,
And grey hairs were on my head.

L’ANGELO
William Blake

Un Sogno sognai! Che cosa significa?
E ch’ero una Regina pura,
Protetta da un Angelo mansueto:

Affanno frivolo mai fu distratto!

E io piangevo notte e giorno,
E lui scacciava il mio pianto,
E io piangevo notte e giorno,
E gli nascondevo la gioia nel mio cuor.


Così prese il volo e sparì;
Poi il mattino roseo fiorì:
Le lacrime asciugai e le paure armai

Con dieci mila lance e clipei.

Presto l’Angelo ritornò da me:
Ma ero armata, invano riapparve;

Ché la mia gioventù era passata,
E la mia testa oramai era imbiancata.

Live Soundtrack
Sonorizzazione dal vivo

Marilisa Trevisan 
Letture ed interventi poetici

Tonino De Bernardi

(Chivasso, Torino, 1937), regista underground dal 1967 al 1983, nel 1987 gira il suo primo lungo «ufficiale», Elettra da Sofocle, prodotto da Rai3 e interpretato da attori non professionisti di Casalborgone, dove insegna alle scuole medie fino al 1992. Con Viaggio a Sodoma (1988) vince ex aequo con Godard il World Wide Video Festival di Den Hag, in Olanda. Partecipa in concorso alla Mostra di Venezia con Appassionate (1999) e a Orizzonti con Médée miracle (2007), interpretato da Isabelle Huppert. Filmmaker irrequieto e debordante, fa almeno un film all’anno. Nel 2018 è stato protagonista con la moglie Mariella del film di Teresa Villaverde O termómetro de Galileu, presentato al Torino Film Festival in Onde, come del resto molti altri suoi lavori.

a seguire

O TERMÓMETRO DE GALILEU 
di Teresa Villaverde
Portogallo   2018   105’

Ricordi di una casa di campagna
Presentato nella sezione Signatures dell’International Film Festival Rotterdam, O Termómetro de Galileu è il racconto di un’estate trascorsa da Teresa Villaverde, ospite della casa di campagna piemontese dell’amico Tonino De Bernardi. Si siede nella tavolata all’aperto con tutta la famiglia, nel sedile di dietro nella macchina nel viaggio di ritorno a casa, o ascolta le storie della signora da cui il regista è solito comprare uova e formaggio.


Il termometro di Galileo è un particolare termometro, alternativo, elaborato dallo scienziato pisano e dai suoi allievi, che funziona con una serie di ampolline contenenti liquidi di diversi colori, che fluttuano e si dispongono in un certo modo, permettendo di desumere la temperatura, all’interno di un cilindro contenente alcol. Uno di questi marchingegni decora la casa di campagna vicino a Chivasso dove trascorrono le loro giornate il regista under- ground Tonino De Bernardi, la moglie Mariella, e la loro famiglia. La collega e amica portoghese Teresa Villaverde si immerge in quella vita tranquilla e selvatica, fuori dal mondo, condivide con loro le lunghe giornate di un’estate. Il termometro di Galileo non rimane nel film se non come titolo. Ma il termometro di Galileo assurge a metafora di una vita underground come quella di Tonino: si può fare cinema, un cinema sotterraneo, alternativo, senza i mezzi di Hollywood o Cinecittà così come si può misurare la temperatura senza usare il mercurio. E il termometro di Galileo appartiene anche a quegli oggetti che decoravano le case di una volta, come l’uccello che beve, il pendolo di Newton, il sollevatore di pesi in equilibrio, il cui senso estetico si basa sullo stupore di un principio fisico. Così è la vita di Tonino e Mariella, semplice, basata sui ritmi della natura e della campagna, la gestione del casolare, le feste e le tavolate all’aperto con tanti ospiti, la potatura delle piante, capaci di commuoversi di fronte a un vitellino, e gravida di una cultura spontanea estranea alle accademie o alle istituzioni ufficiali. Di chi ha accolto nel proprio casolare il Living Theatre, di chi ha costretto la Rai ha strutturare il piano di lavorazione di Elettra in base agli orari di lavoro di regista e attori, tutte persone del posto, di chi accoglie a casa propria anche una persona di etnia hazara che rievoca i Buddha di Bamiyan distrutti dai talebani, di chi conosce il poeta latino Terenzio ben oltre le competenze richieste a un’insegnante.
La casa di Tonino e Mariella è ricolma di quegli oggetti di una volta, che portano ricordi o racchiudono immagini. Come quegli album fotografici dalle pagine inframezzate con carta velina, da cui escono le scene di una vita, i personaggi famigliari, quelli che non ci sono più. Sono persone d’altri tempi gli stessi Mariella e Tonino, come si capisce da quell’impostazione dolce della voce di lei, da insegnante d’altri tempi, che sfodera mentre dà ripetizione di latino al nipote o mentre legge la poesia all’amica scomparsa. D’altri tempi la stessa televisione dal formato a tubo catodico che all’inizio, immagine sospesa, squarcia il nero prima con quella nebbiolina da mancanza di segnale e poi con il film televisivo di Tonino, Elettra.
Con una struttura circolare Teresa Villaverde chiude ancora con un richiamo meta-cinematografico. Stavolta si avverte la presenza della telecamera che Tonino vorrebbe spegnere per tornare a situazioni di intimità, peraltro nell’unica scena in cui si vede la regista nell’inquadratura. Sia la prima che l’ultima scena sono accomunate dalla buffa goffaggine di Tonino, che non riesce né ad accendere né a spegnere il dispositivo. Da un lato c’è l’esigenza di filmare, che si vede anche quando Tonino riprende la lettura della poesia, ma anche dall’altra la consapevolezza di essere filmati e la necessità di un termine, o di una pausa, alle riprese e alla loro pervasività. Quello stesso pudore che Teresa Villaverde aveva mostrato in uno stacco dell’intervista ai nipoti, mentre il più piccolo aveva un momento di imbarazzo, salvo poi dimostrare un’enorme spontaneità.
“L’arte è il bisogno primario di creare qualcosa che nel mondo non c’è ancora” dice Tonino. L’arte di Teresa Villaverde in O Termómetro de Galileu è quella di saper cogliere le cose e saperle ordinare, seguendo una poetica, con il montaggio. Con momenti sublimi, come quando Mariella si addormenta mentre Tonino racconta del nonno morto suicida. O come quel momento straordinario, e del tutto casuale, in cui prima della lettura della poesia Lettera a Pasolini, suonano improvvisamente le campane. Tanti rintocchi, non sono quelli che normalmente scandiscono la giornata. “Sarà un funerale?” si domanda Mariella.
L’arte di Tonino De Bernardis, e quella di Teresa Villaverde, è piena di quell’humanitas che Mariella e nipote trovano in Terenzio durante la lezione di ripetizione. Poeta che rispetto a Plauto era andato incontro anche a insuccessi, perché trattava temi più complicati, che potevano disorientare il pubblico.
Giampiero Raganelli

Teresa Villaverde

Teresa Villaverde Cabral è la prima direttrice della compagnia teatrale della Scuola di Belle Arti di Lisbona. È poi redattrice e regista di film. Nel 1986, Teresa Villaverde ha interpretato il suo primo ruolo in À fleur de Mer di João César Monteiro. Nel 1990, ha riscritto la sceneggiatura con Olivier Assayas, Manuel Mozos e João Canijo per il film Filha da Mãe. Nel 1991, ha scritto la sceneggiatura e diretto A Idade Maior, film con l’attrice Maria de Medeiros. Nel 1994, ha diretto nuovamente Maria de Medeiros nel film Três Irmãos, che ha vinto il premio per la migliore attrice nel 1994 al Festival del cinema di Venezia e al Festival del cinema di Cancún in Messico. Nel 1998 ha diretto Os Mutantes, film selezionato al Festival di Cannes nella categoria Un Certain regard. Nel 2004, ha realizzato il film biografico Un favore da Claridade su Pedro Cabrita Reis. Nel 2006, il suo film Transeviene presentato al Festival di Cannes nella Quinzaine des réalisateurs. Nel 2014, riunisce tredici registi tra cui Isild Le Besco e Jean-Luc Godard per il film I ponti di Sarajevo.

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PICCOLI ARTISTI
martedì 13 Maggio 2025, 11:05
Filed under: Arci,Laboratori

Premio Terzani

Brava Antonella!!!

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